
Lo squartucciato
Inauguriamo una rubrica per celebrare l’anno della Sicilia come Regione Europea della Gastronomia 2025
Immaginate di trovarvi in un antico baglio siciliano, mentre il sole tramonta, striature di rosa dipingono il cielo e l’aria è carica dei profumi inconfondibili della terra e del mare. In una cucina, qualcuno dalle mani esperte sta preparando il couscous di pesce. Ogni ingrediente, scelto con cura, racconta una storia: il pesce fresco che arriva dal mare cristallino, le verdure appena raccolte dai campi, il brodo aromatico che cuoce lentamente. Ogni gesto è un incontro di culture che si intrecciano nei secoli e la rappresentazione di un legame profondo con la terra che non si è mai interrotto. Ogni angolo della Sicilia custodisce tradizioni gastronomiche che si intrecciano con la storia e che parlano il linguaggio del gusto e proprio quale riconoscimento alla sua identità gastronomica unica e ricca di tradizioni, la Sicilia è stata dichiarata per il 2025 Regione Europea della Gastronomia
Per l’occasione anche noi di Territori Divini, vogliamo dedicare uno spazio del nostro magazine inaugurando una rubrica che periodicamente farà conoscere il territorio siciliano attraverso i suoi Prodotti Agroalimentari Tradizionali (PAT).
I PAT non sono semplici alimenti, ma veri e propri simboli di identità e passione. Sono quei prodotti che, ancora oggi, in tutta Italia con i loro metodi di produzione artigianali e i sapori inconfondibili, raccontano un legame autentico con la terra.
In un mondo che va verso l’omologazione e la standardizzazione, i PAT rappresentano una risorsa preziosa per l’identità culturale e agroalimentare di tutto il territorio. Con questa rubrica, vi accompagneremo in un percorso alla scoperta di quei prodotti che, nonostante le sfide moderne, continuano a mantenere vive le radici della cultura gastronomica siciliana.
Dalla pasta di mandorla siciliana ai caciocavalli della Madonie, dal pane nero di Castelvetrano all’olio extravergine d’oliva delle colline dell’entroterra, ogni prodotto è una testimonianza di un territorio e delle persone che lo abitano.
Siete i benvenuti in questo viaggio alla ricerca dei gusti autentici che definiscono la Sicilia più vera, quella che, giorno dopo giorno, continua a offrire al mondo il meglio delle sue tradizioni agroalimentari. Ogni prodotto è una porta aperta su un passato ricco di storie, valori e sapori. Siete pronti a partire con noi alla scoperta di quei tesori e di quel patrimonio che rende l’isola così indimenticabile?
Lo Squartucciato: il pane d’arte che celebra San Giuseppe
Lo squartucciato è senza dubbio uno dei simboli più affascinanti della tradizione siciliana legata alla festa di San Giuseppe. Questo pane dolce, intagliato a mano con una maestria che si tramanda di generazione in generazione, è una vera e propria opera d’arte che arricchisce gli altari e le tavolate dedicate al Santo il 19 marzo.
La sua particolarità risiede sia negli intagli che ne decorano la superficie sia nelle forme ispirate a simboli religiosi come il cuore, la croce, l’ostensorio, il pesce e la palma, ognuno di essi con un significato profondo legato alla fede e alla devozione popolare.
Lo squartucciato non è solo un elemento decorativo, ma rappresenta il legame profondo tra arte, fede e comunità che accompagna da sempre questa festività, evento profondamente radicato nella cultura siciliana, tanto che ogni angolo dell’isola celebra il santo – considerato protettore della famiglia ma anche “avvocato delle cause difficili” – con grande fervore e partecipazione.

La ricorrenza, che segna l’inizio delle festività primaverili, combina riti religiosi e tradizione, ed è caratterizzata dalla preparazione degli altari di San Giuseppe conosciuti anche come “tavulate”.
Questi altari, veri e propri capolavori di arte popolare, sono allestiti con cibi vari, verdure di stagione, dolci tipici e, naturalmente, il pane in diverse forme.
La preparazione dei banchetti votivi in onore del Santo sembra risalire al Settecento e si basa su una leggenda che racconta di come San Giuseppe, in risposta all’invocazione del popolo siciliano, liberò l’isola da una grave carestia, da qui, in tutte le comunità isolane, nacque l’usanza della “tavulata” preparata con abbondanza di cibi a cui invitare i più poveri del paese.
La preparazione della Tavola di San Giuseppe è ancora oggi un momento che coinvolge tutta la comunità, un rito collettivo che comincia giorni prima della festa con la partecipazione di famiglie, amici e vicini.
Nel Trapanese, a Poggioreale e Salaparuta, la ricorrenza è particolarmente sentita. Qui, la preparazione della tavolata assume un significato speciale che si lega a una tradizione tramandata da secoli: la realizzazione dello squartucciato, un termine che deriva dal gergo “squartucciare” che vuol dire proprio lavorare a intaglio.
Protagonista e simbolo degli altari votivi dei comuni della Valle del Bèlice, lo squartucciato è un pane dolce formato da due sfoglie di pasta sovrapposte al cui interno è posto un ripieno di fichi secchi reso visibile grazie agli intagli artistici che decorano la superficie di questo pane dolce.
La sua realizzazione è frutto della maestria di mani sapienti, soprattutto di donne, che ne tramandano la sua lavorazione, la sfoglia del pane è ottenuta impastando farina, preferibilmente della qualità Maiorca antico grano siciliano, strutto, qualche cucchiaio di zucchero e acqua, fino ad ottenere un composto liscio e sodo.
Quindi si stende la pasta in una sfoglia non troppo sottile e si comincia ad assemblare lo squartucciato ponendo sul primo strato di sfoglia i fichi secchi precedentemente macinati e poi arrotolati quasi a formare dei piccoli bastoncini.
Dopo aver messo il ripieno, si procede stendendovi sopra un’altra sfoglia di pasta e a questo punto si passa al vero e proprio lavoro di intaglio per ottenere dei ricami sulla superficie del pane e per dare allo squartucciato la forma dei simboli che richiamano la sacralità della festa. I pani, dopo essere stati messi in forno, sono pronti per ornare gli altari votivi e perpetuare la narrazione di un’usanza che attraversa secoli e generazioni.
Del resto, la festa di San Giuseppe per i siciliani è molto più di una celebrazione religiosa: è una manifestazione che fonde senso di comunità, fede e cultura popolare trasformando ogni altare votivo in un tributo che mantiene viva la memoria di una tradizione che non smette mai di affascinare.
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